L’incisione calcografica nacque nel periodo medioevale e venne inizialmente utilizzata per riprodurre in più copie, un disegno originale. Ben presto, questa tecnica divenne una forma di produzione artistica ed espressiva autonoma. Alcune tecniche di incisione sono: l’acquaforte, l’acquatinta, la punta a secco, la ceramolle, la maniera nera, il bulino... Nella tecnica dell’acquaforte, presa come esempio di procedimento base (solo in parte occomunabile alle altre tecniche citate), si procede sostanzialmente in questa maniera: si ricopre una lastra metallica (zinco o rame) con uno strato sottile di cera e su questa superfice si disegna con una punta d’acciaio, scoprendo il metallo sottostante. È in questa fase che l’incisore dimostra tutta la sua abilità, sensibilità ed esperienza nel creare l’immagine attraverso sottili tratti.
La lastra viene quindi immersa in un bagno di acqua e acido nitrico che corrode il metallo scoperto, lasciando solchi di diverse profondità, in rapporto ai diversi tempi di morsura. Poi la lastra viene pulita e sgrassata. Successivamente si spande una sottile pellicola di inchiostro che si fermerà nei segni incisi, ed il disegno apparirà sul fondo brillante della lastra. Ora è il momento della tiratura: la lastra inchiostrata passa al torchio per ottenere la stampa dell’incisione su carta. Ogni copia stampata presenta in basso a destra due numeri: Ii primo indica l’ordine delle tirature, il secondo la tiratura nel suo complesso. A differenza della stampa commerciale litografica la tecnica dell’incisione calcografica consente di produrre poche copie. Proprio per questo motivo ogni stampa ha un valore di originalità ed irripetibilità. L’artista al fine di ogni tiratura distrugge incidendo con un segno irreversibile la lastra rendendo le copie stampate uniche.
Disegno su lastra incerata
Immersione in acido nitrico
Inchiostratura della lastra
Stampa con torchio calcografico